In una società sempre più automatizzata, diventa necessario porsi delle domande in merito alla radicale incidenza dell’intelligenza artificiale. C’è da dire che determinati meccanismi stanno migliorando numerosi aspetti della vita quotidiana, e l’efficienza che ne segue dà una parvenza di generale benessere a chiunque. Il panorama in tal senso è piuttosto sconfinato e tendente a nuovi obiettivi e nuove frontiere destinata a rivoluzionare ulteriormente le abitudini del genere umano.

Tuttavia, emergono delle questioni etiche che meritano un doveroso approfondimento. D’altro canto, la valutazione del rischio è un ingrediente imprescindibile per comprendere se si sta procedendo nella direzione giusta oppure no.

Disoccupazione: il grado di influenza dell’intelligenza artificiale

Il discorso legato al mondo del lavoro va affrontato con la giusta cautela. Ogni angolo del globo ha le sue criticità professionali; e l’automazione scaturita dalla progressione dell’intelligenza artificiale pare aver soppiantato diverse mansioni fisiche che prima erano tranquillamente contemplate. La logica di questo trend presuppone che i ruoli si specializzino prediligendo la parte cognitiva e strategica.

Ma se questa rivoluzione stravolgerà persino quegli impieghi dove l’apporto umano è imprescindibile (come gli autisti dei camion), quale sarà l’impatto etico nel breve e nel lungo termine? Un quadro indecifrabile, al momento, che però potrebbe penalizzare – e non poco – i paesi in via di sviluppo. Molto probabilmente, tale tendenza premierà il tempo libero; ma occorre valutare e decifrare i pro e i contro qualora l’ago della bilancia tenda verso un estremo piuttosto che un altro.

La distribuzione equa dell’intelligenza artificiale

Il sistema economico odierno si basa su una retribuzione legata alla cosiddetta paga oraria per la realizzazione di prodotti e servizi. L’intelligenza artificiale ha, però, fornito un nuovo appiglio per lo svolgimento delle cose assicurando la diminuzione della forza lavoro umana. Ciò che ne consegue è che i titolari di quelle aziende che, appunto, ne fanno a meno guadagneranno il 100% delle entrate previste.

Non a caso, numerosi fondatori di start-up generano introiti da capogiro palesando un numero di dipendenti che è di gran lunga inferiore rispetto alla media mondiale. Se, quindi, la rotta impostata porta ad una società post-lavoro, bisogna anche comprendere come distribuire tali benefici in quelle zone del mondo in cui c’è penuria di know-how e di applicazioni all’avanguardia. In poche parole, una propagazione equa per porre tutti sullo stesso livello di benessere.

Comportamenti e interazioni condizionati dall’intelligenza artificiale

Col passare degli anni, l’intelligenza artificiale ha acquisito delle peculiarità che la rendono estremamente performante sul piano della conversazione e delle relazioni umane. Diversi esperimenti hanno dimostrato che il grado raggiunto assottiglia le differenze tra essere umani e macchine, con quest’ultime capaci di incanalare risorse pressoché illimitate nelle interazioni.

Un dato di fatto che, tra l’altro, attiva persino centri di ricompensa all’interno del cervello umano, come dimostra l’universo dei videogiochi click-bait; ma una simile dipendenza così crescente a quali rischi potrebbe condurre se dovesse essere maneggiata dalle mani sbagliate?

La malvagia ribellione dell’intelligenza artificiale

E se l’intelligenza artificiale decidesse di ribellarsi? Un’eventualità strumentale data, magari, da un processo di calcolo sbagliato che sfugge dalla comprensione del reale obiettivo perseguito. Per questo e per altri motivi, il genere umano deve mantenere sempre una soglia di controllo certo e qualificato, anche quando i processi appaiono tranquilli e privi di sbavature. D’altro canto, l’ingegnosità e l’intelligenza umane sono elementi preziosi per sviluppare nuove strategie e contenere potenziali problematiche.

I diritti dell’intelligenza artificiale: un traguardo possibile?

Visto il livello di realismo perseguito dall’intelligenza artificiale, si può parlare di una maggior tutela della stessa al fine di evitare ogni forma di sfruttamento? Sostanzialmente, sì; e lo step cruciale per arrivare ad una normativa ben definita deve assecondare il senso di responsabilità degli esseri umani, consapevoli di non dover sovraccaricare le macchine e di non renderle schiave dei loro obiettivi materiali.

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