Il Reddito di Cittadinanza è stato introdotto nel 2019, durante il primo governo Conte,  come misura per contrastare la povertà e per incentivare l’inclusione sociale e il reinserimento nel mondo del lavoro. Questo a meno che non si abbia superato l’età pensionabile o non si possieda una disabilità grave, che sono situazioni per cui è prevista la Pensione di Cittadinanza. A distanza di due anni, quali sono gli effetti di questa misura? Si tratta di un sostegno concreto e reale, o è soltanto un mezzo per giustificare la nullafacenza? Cosa dicono i dati dell’INPS? Scoprilo in questo articolo, ma puoi anche approfondire l’argomento su giornalenotizie.online, dove troverai tante news di attualità ed economia legate al mondo del lavoro.

L’ancora di salvataggio di giovani e svantaggiati

Secondo quanto evidenziato da un recente rapporto dell’INPS, fino ad oggi, in Italia, sono 3 milioni e 700 mila le persone che hanno potuto beneficiare del Reddito di Cittadinanza. Qual è il quadro generale che emerge, sulle loro condizioni? Si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi, di individui che risultano distanti già da anni dal mondo del lavoro, motivo per il quale vivono in situazioni di povertà da tempo, condizione che ne rende molto difficile la ricollocazione all’interno del mercato lavorativo. Questo perché, senza le risorse minime per sopravvivere, per una persona che non ha un lavoro risulta davvero molto difficile poter accedere alla formazione professionale e abilitante.

In questa situazione da cane che si morde la coda, in pratica, non si può far altro che accettare impieghi destinati a personale non qualificato, non di rado con pagamenti in nero dagli importi minimi. Si tratta di una situazione che sta emergendo proprio ora che gli albergatori e i ristoratori, non trovando più persone disposte ad accettare stipendi miseri e condizioni di lavoro estenuanti, si lamentano sostenendo che gli italiani preferiscono “stare sul divano”.

Tutti i numeri del Reddito di Cittadinanza

Nonostante i messaggi che arrivano dalla frangia politica dell’opposizione, il Reddito di Cittadinanza non è da intendere come un sostitutivo dello stipendio, che se viene a mancare in seguito al licenziamento è temporaneamente coperto dalla NASpI. Infatti secondo le parole di Pasquale Tridico, Presidente dell’INPS, “Il principale obiettivo del Reddito di cittadinanza, che è un reddito minimo a tutti gli effetti, rivolto anche ai lavoratori (un quarto dei percettori ha un lavoro), è il contrasto alla povertà”.

Lo dimostrano gli stessi dati, dal momento che un gran numero di beneficiari di reddito – pari in media a 552 euro per intero nucleo familiare – è costituito da minori (1.350.000), disabili (450.000) e persone con difficoltà fisiche o psichiche che non possono contare su una pensione di invalidità. A questi, si aggiungono circa 200.000 percettori di pensione di cittadinanza. La distribuzione geografica vede una concentrazione dei beneficiari al Sud e nelle isole, come c’era da aspettarsi, dal momento che si tratta di regioni che sono caratterizzate non solo dalla bassa occupazione, ma anche da una forte incidenza della povertà. Questo aspetto è dimostrato anche dai dati sulla disuguaglianza salariale, che in poco più di trent’anni è risultata quasi raddoppiata, indipendentemente dal settore occupazionale o dalle dimensioni delle aziende.

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